Terremoti pericolosi in Italia: perché avvengono così spesso?

Cerchiamo di capire insieme perché ci sono i terremoti in Italia e quali sono le zone del nostro Paese che sono maggiormente colpite.

Perché ci sono i terremoti in Italia?

Il nostro Paese, purtroppo, è uno dei pochi al mondo nei quali il rischio sismico, il rischio vulcanico ed il rischio idrogeologico si sovrappongono. A batterci, al momento, è soltanto il Giappone che ha anche una maggiore densità di popolazione ed una ridotta estensione: ma il Giappone ci batte anche in materia di prevenzione.
Il rischio sismico dell’Italia è principalmente dovuto alla sua posizione geografica ed all’orogenesi alpina ed appenninica. Si tratta di due giganteschi eventi tettonici che hanno avuto luogo in epoche diverse (circa 100 milioni di anni fa per quanto riguarda le Alpi; circa 20 milioni di anni fa per l’Appennino) che hanno accavallato delle zone che precedentemente erano pianeggianti o di mare dando vita ai sistemi montuosi che oggi vediamo. Nel corso di questi processi di orogenesi hanno avuto origine enormi sistemi di faglia i quali attraversano i rilievi nella loro lunghezza.

Carte del rischio sismico in Italia

Ed è proprio dove vi sono queste faglie che nel corso degli anni hanno avuto luogo i più grandi eventi sismici della storia del nostro Paese. Basandosi su questa “storia sismica“, poi, sono state costruite delle speciali carte denominate, appunto, “carte di rischio sismico” le quali prendono in considerazione solitamente due parametri: l’accelerazione del suolo e l’intensità macrosismica.
L’accelerazione del suolo è, in poche parole, il grado di “scuotimento” che un terreno può subire in caso di terremoto; l’intensità macrosismica, invece, viene calcolata seguendo il parametro MCS (scala Mercalli), ovvero il grado di danni che ha causato l’evento.
Risulta comunque evidente che più grande sarà il livello di accelerazione del suolo, maggiore sarà il danno causato dal terremoto: motivo per cui i due parametri sono mutuamente legati.

In Italia, le zone a maggior rischio terremoto sono quelle che riguardano le Alpi orientali e nell’Appennino centro-meridionale, mentre il minor rischio sismico in Italia lo si trova in Sardegna e sul medio Tirreno.

Le regioni italiane con le porzioni più ampie di zone di criticità sono Friuli, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia. Non a caso queste regioni sono state più volte colpite da terremoti disastrosi come il terremoto di Gemona del 1976, quello della Marsica del 1915, quello dell’Irpinia del 1980, quello del Belice del 1968, quello di Reggio e Messina del 1908.

Perché ci sono pochi terremoti in Sardegna?

la risposta è piuttosto semplice: dal punto di vista geologico la Sardegna non fa parte dell’Italia, dunque non ha preso parte a quel fenomeno di orogenesi alpina ed appenninica di cui abbiamo parlato prima. La zolla sulla quale si trova la Sardegna è un vero e proprio pezzo di storia dal momento che la si fa risalire al paleozoico. Dal momento che si tratta di una zolla così antica, le forze di orogenesi giovani non la interessano più ormai da milioni di anni.